Il modello Water Safety Plan (WSP)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha introdotto nel 2004 i Water Safety Plans (Piano di Sicurezza dell’Acqua, WSP o PSA) quale modello più efficace per garantire sistematicamente la sicurezza di un sistema idropotabile, la qualità delle acque fornite e la protezione della salute dei consumatori.

Il modello WSP persegue una valutazione e gestione dei rischi basata su misure di controllo integrate ed estese a tutta la filiera idropotabile, per la protezione delle risorse idriche di origine e il controllo del sistema e dei processi, al fine di garantire nel tempo l’assenza di potenziali pericoli di ordine fisico, biologico e chimico nell’acqua disponibile per il consumo umano.

L’approccio proposto, che modifica ed evolve i criteri di controllo delle acque destinate al consumo umano, è divenuto cogente in Italia nel 2017, con l’emanazione del DM 14 giugno 2017, trasposizione della Direttiva (UE) 2015/1787. Nel 2020, l’emissione della nuova Direttiva (UE) 2020/2184 sulla qualità delle acque potabili, stabilisce l’obbligo di implementazione di un sistema preventivo di valutazione e gestione dei rischi per tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea (UE), recepita in Italia con il DL.vo 18/2023.

Secondo le indicazioni del nuovo decreto, le Regioni e Province Autonome e i gestori idropotabili, ciascuno secondo le rispettive competenze, devono provvedere affinché la fornitura, il trattamento e la distribuzione di acque destinate al consumo umano siano improntati a un approccio olistico della sicurezza basato sul rischio. Tale approccio è descritto nell’art. 7 della nuova Direttiva e consiste di tre elementi:

  • la valutazione e gestione del rischio delle aree di alimentazione dei punti di prelievo di acque destinate al consumo umano deve essere effettuata per la prima volta entro il 12 luglio 2027 e riesaminata a intervalli periodici non superiori a sei anni (art. 7 del decreto);
  • la valutazione e gestione del rischio del sistema di fornitura idropotabile deve essere effettuata per la prima volta entro il 12 gennaio 2029 e riesaminata a intervalli periodici non superiori a sei anni (art. 8 del decreto);
  • la prima valutazione del rischio dei sistemi di distribuzione idrica interni all’edificio deve essere effettuata per la prima volta entro il 12 gennaio 2029 e riesaminata ogni sei anni (art. 9 del decreto).

In questo contesto l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Ministero della Salute, in condivisione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), hanno determinato una sostanziale evoluzione nei criteri e nelle metodologie di implementazione dei PSA, funzionale ad una migliore efficacia ed efficienza nel realizzare l’approccio basato sul rischio nei sistemi idrici.

Tale evoluzione è contenuta nelle linee guida nazionali di implementazione dei PSA (ISTISAN 22/33) che rappresentano la revisione delle linee guida edite nel 2014.

Per la realizzazione di un piano di sicurezza è necessario:

  • Suddividere la rete idrica in sezioni (accumulo, pozzo, trattamento, ...)
  • Classificare gli eventi pericolosi che si possono verificare
  • Definire i rischi intrinseci della rete (ovvero stabilire la gravità degli eventi pericolosi che si possono verificare) in base alla classe di pericolo (contaminazione chimica, contaminazione microbiologica, ecc.) e al tipo di sezione (accumulo, pozzo, ...)
  • Valutare la probabilità che un determinato evento pericoloso si verifichi in ogni sezione
  • Determinare la matrice di rischio con il calcolo dell’indice di rischio (probabilità che un evento si verifichi per la gravità dell’evento stesso) per ogni evento pericoloso su ogni sezione della rete

Dalla matrice di rischio (classificando gli indici di rischio in fasce: basso da 0 a 5, medio da 6 a 9, ecc.) è possibile stabilire quali interventi di mitigazione eseguire e con quale priorità effettuarli. Tali interventi hanno lo scopo di abbassare la probabilità che un determinato evento pericoloso si verifichi in una determinata sezione, diminuendone così l’indice di rischio e ottenendo un declassamento del rischio.

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